Terza pagina
L'incantesimo della Grotta
Era una delle tante storie che raccontava mio nonno, una figura mitica mio nonno,
era un nonno che sapeva fare gli "incantesimi", che guariva con delle
parole il mal di pancia; mangiapreti, perchè era comunista, ma con una sua arcana
religiosità.
Era un uomo altissimo, il contadino nella sua vita lo aveva fatto veramente poco, ma amava definirsi con orgoglio un "villano". Egli in realtà si occupava delle proprietà, ci lavorava anche, qualche volta, ma la sua vera passione era il Sindacato, ai tempi in cui si scriveva con la S maiuscola! Ma io, questo, di lui non lo ricordo.
Io di lui ricordo il senso del giusto e dell'ingiusto, il coraggio di battersi per le proprie idee a viso aperto.
Sin da quando ero piccolissima mi parlava come ad un'adulta, ed io lo guardavo incantata, quando poi gli chiedevo di raccontarmi le storie "de lòcacasa", i numi tutelari che si diceva abitassero tutte le case, che potevano volere bene o male, contro i quali non si poteva inveire, ma solo assecondarli perchè erano solo spiriti burloni, a cui piaceva molto fare scherzi e, se qualcuno glielo impediva, erano capaci di picchiare di santa ragione il malcapitato!
Una volta, raccontava mio nonno, gli era presa con Giovannino, il primogenito della famiglia, fratello del nonno, che quando aveva solo tre mesi, durante la notte, veniva sottratto alla "naca" e quando i genitori si svegliavano lo trovavano su un gradino della scala, sereno e sorridente.
Il bisnonno preoccupato consultava il "guru" della comunità, "u 'zzu Peppe u Tisu" il quale, rudemente come era suo costume, lo rassicurava, dicendo che "loro" non avevano intenzioni malevoli, ma volevano solo divertirsi, di lasciarli fare.
![[foto]](../store/ingressogrotte.jpg "L'ingresso delle grotte dell'Alia")
Una delle storie che amavo di più era quella "de 'rutti 'i l'Alia". Raccontava il nonno che c'erano delle grotte dov'erano stati sepolti tesori, legati però da terribili incantesimi! Si raccontava che una volta alcune persone erano riuscite a trovare parte di questi mirabili tesori e appena avevano provato a sottrarli l'entrata della grotta si era chiusa, così avevano pensato di far mangiare ai loro cani un pastone in cui era stato mescolato una parte dell'oro che avevano trovato, ma l'incantesimo non permise l'uscita nemmeno agli ignari animali fino a quando anche quella piccola parte non fosse stata restituita nei tempi e, come dire, per le "vie naturali".
![[foto]](../store/internogrotte.jpg "L'interno di una delle grotte dell'Alia")
Di storie sulle grotte se ne raccontavano tante, come quella di un signore venuto da chissà dove, con un antichissimo libro che spiegava come dirimere l'incantesimo, cosicchè alcune persone, seguendo tali suggerimenti, erano andate di notte alla volta delle "Grotte de' denari" e vedendosi, nel buio della notte, spuntare dal nulla un grosso bue nero avrebbero dovuto seguirlo senza voltarsi, fin oltre il fiume; non essendoci riusciti le avevano prese di brutta!
![[foto]](../store/cristoincroce.jpg "Il dipinto del Cristo in croce")
Nel frattempo che "le Storie" si avvicendavano e si intrecciavano nei bui pomeriggi invernali, si faceva notte e tutto diventava possibile e plausibile, rischiando di prendere corpo, così da seduta ai piedi del lettone altissimo, temendo che uno di questi simpatici amici sgusciasse fuori da qualche angolo buio, mi accucciavo accanto al mio caro nonno e mi addormentavo. Continuavo poi a fare finta di dormire, quando era ora di andare a casa, solo perchè amavo farmi portare, infagottata nelle coperte, sulle grandi spalle del nonno.
In realtà quelle grotte sono state delle antichissime tombe, saccheggiate nel tempo e variamente usate ora come luogo di culto, ipogeo rupestre, ora come abitazioni e come stalle per animali, financo rifugio durante l'ultima Guerra.
Purtroppo quegli antichi incantesimi non hanno impedito a qualche buontempone di sparare con i fucili da caccia alla bellissima figura del Cristo in Croce, che si presenta come una visione al visitatore, cui non si riesce a staccare gli occhi, dopo aver aggirato la collina ed essersi fatti strada sul terreno arato o tra le spighe, secondo la stagione, lungo sentieri improbabili.
Era un uomo altissimo, il contadino nella sua vita lo aveva fatto veramente poco, ma amava definirsi con orgoglio un "villano". Egli in realtà si occupava delle proprietà, ci lavorava anche, qualche volta, ma la sua vera passione era il Sindacato, ai tempi in cui si scriveva con la S maiuscola! Ma io, questo, di lui non lo ricordo.
Io di lui ricordo il senso del giusto e dell'ingiusto, il coraggio di battersi per le proprie idee a viso aperto.
Sin da quando ero piccolissima mi parlava come ad un'adulta, ed io lo guardavo incantata, quando poi gli chiedevo di raccontarmi le storie "de lòcacasa", i numi tutelari che si diceva abitassero tutte le case, che potevano volere bene o male, contro i quali non si poteva inveire, ma solo assecondarli perchè erano solo spiriti burloni, a cui piaceva molto fare scherzi e, se qualcuno glielo impediva, erano capaci di picchiare di santa ragione il malcapitato!
Una volta, raccontava mio nonno, gli era presa con Giovannino, il primogenito della famiglia, fratello del nonno, che quando aveva solo tre mesi, durante la notte, veniva sottratto alla "naca" e quando i genitori si svegliavano lo trovavano su un gradino della scala, sereno e sorridente.
Il bisnonno preoccupato consultava il "guru" della comunità, "u 'zzu Peppe u Tisu" il quale, rudemente come era suo costume, lo rassicurava, dicendo che "loro" non avevano intenzioni malevoli, ma volevano solo divertirsi, di lasciarli fare.
Una delle storie che amavo di più era quella "de 'rutti 'i l'Alia". Raccontava il nonno che c'erano delle grotte dov'erano stati sepolti tesori, legati però da terribili incantesimi! Si raccontava che una volta alcune persone erano riuscite a trovare parte di questi mirabili tesori e appena avevano provato a sottrarli l'entrata della grotta si era chiusa, così avevano pensato di far mangiare ai loro cani un pastone in cui era stato mescolato una parte dell'oro che avevano trovato, ma l'incantesimo non permise l'uscita nemmeno agli ignari animali fino a quando anche quella piccola parte non fosse stata restituita nei tempi e, come dire, per le "vie naturali".
Di storie sulle grotte se ne raccontavano tante, come quella di un signore venuto da chissà dove, con un antichissimo libro che spiegava come dirimere l'incantesimo, cosicchè alcune persone, seguendo tali suggerimenti, erano andate di notte alla volta delle "Grotte de' denari" e vedendosi, nel buio della notte, spuntare dal nulla un grosso bue nero avrebbero dovuto seguirlo senza voltarsi, fin oltre il fiume; non essendoci riusciti le avevano prese di brutta!
Nel frattempo che "le Storie" si avvicendavano e si intrecciavano nei bui pomeriggi invernali, si faceva notte e tutto diventava possibile e plausibile, rischiando di prendere corpo, così da seduta ai piedi del lettone altissimo, temendo che uno di questi simpatici amici sgusciasse fuori da qualche angolo buio, mi accucciavo accanto al mio caro nonno e mi addormentavo. Continuavo poi a fare finta di dormire, quando era ora di andare a casa, solo perchè amavo farmi portare, infagottata nelle coperte, sulle grandi spalle del nonno.
In realtà quelle grotte sono state delle antichissime tombe, saccheggiate nel tempo e variamente usate ora come luogo di culto, ipogeo rupestre, ora come abitazioni e come stalle per animali, financo rifugio durante l'ultima Guerra.
Purtroppo quegli antichi incantesimi non hanno impedito a qualche buontempone di sparare con i fucili da caccia alla bellissima figura del Cristo in Croce, che si presenta come una visione al visitatore, cui non si riesce a staccare gli occhi, dopo aver aggirato la collina ed essersi fatti strada sul terreno arato o tra le spighe, secondo la stagione, lungo sentieri improbabili.
30/03/2005 | 4631 letture | 0 commenti
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