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Oshogazu: Il mio capodanno a Kyoto
Reduce da un Natale che per nulla mi aveva dato la sensazione di sempre, quel dolce fresco di una notte invernale mescolato alla magica atmosfera Natalizia che si assapora lungo il viale Margherita, tragitto che in quell'occasione (tempo permettendo) si tinge dei colori di addobbi natalizi e schiamazzi festanti di tutti coloro i quali si dirigono verso S. Sebastino, la mia Chiesa.

RooninAtmosfera unica e magica al tempo stesso, atmosfera che invece qui, ad Okazaki, la notte a cavallo tra il 24 ed il 25 dicembre 2004 (ancora pomeriggio per voi) ha avuto l'amaro sapore dell'inesistenza.
E dunque, dopo un breve attimo di raccoglimento personale, ottemperando così ad una cultura cattolica che nonostante tutto mi è d'appartenenza, dopo aver rivisitato qualche passo della Sacra Bibbia, mi sono immerso immediatamente nei miei studi, impegno primo che non mi concede alcuna tregua se non a stento le 4-5 ore notturne di riposo.
Un Natale dunque in tutto e per tutto alquanto insolito e sicuramente motivo in più per ripensare con trepidante nostalgia il mondo salutato, e creare ampio spazio a riflessioni d'ogni sorta nelle quali si apre sempre il più grande dialogo tra l'uomo ed il se stesso silente.

Il Capodanno invece si è rivelato tutto ciò che avevo sempre sognato di vivere in questo affascinante Paese. Un interessante "interrail" all'insegna della scoperta di luoghi tanto unici quanto non sempre alla portata di tutti i turisti. È così che, riunito un gruppo dinamico e divertente composto da 8 ragazzi (5 Taiwanesi, 2 Francesi ed un vizzinese!), ci siamo diretti alla volta di Kyoto, città dall'eterno splendore, Kobe, ed Osaka, superba nel manifestare un castello tanto altezzoso quanto unico.
Ovviamente non abbiamo trascurato i luoghi limitrofi che assolutamente meritano un'attenzione particolare per l'estrema cura dei minimi dettagli d'ogni cosa, dall'architettura, all'arte in generale, al giardino, allo stile di vita degli abitanti.

Poco prima dello scadere della mezzanotte ci trovavamo tutti ai piedi di uno dei più importanti "Jinja" (Templi Shinto) di Kyoto, tutti pronti a contare frementi un "count-down" che ahimè, con un sottile filo d'amarezza, fu realizzato in una folla di migliaia di gente, solo dalla tenue voce di 8 ragazzi; ma non importa!
La cosa incredibile fu che la neve decise di farci visita rendendo l'atmosfera ancora più magica, e qualche minuto dopo la mezzanotte la folla che a stento era contenuta tra le forti braccia di robusti uomini in divisa, transennanti e forse anche un po "transennati" nell'arduo compito d'arginare quel fiume in piena di gente trepidante dal desiderio di dare il proprio "tocco" alla campana del tempio, comunicando così le proprie preghiere al "Kami" protettore del luogo (divinità Shinto), scoppio in una vera e propria maratona dove tutti in mezzo al caos vedevano soltanto una meta, una schiera di 3 lunghi cordoni alla cui estremità superiore un enorme pendaglio sonante, proprio al cospetto della sala principale del tempio, superata l'enorme scalinata protetta da 2 ruggenti leoni mitici dallo sguardo diabolico che incute allo stesso tempo timore e sicurezza.

Entrati nel complesso, presto ci rendemmo conto che tra quei 108 rintocchi di campana non ci sarebbe stata sicuramente la nostra mano, ma non ci disperammo, la notte fù intensa e piena di rituali che assolutamente disconoscevo; rituali, come quello di bruciare delle tavolette con su scritte le proprie preghiere in "armoniosa grafìa" orientale all'interno di grandi calderoni in fiamme, resi ancor più affascinanti dal delicato contrasto con una neve che leggera si posava su di una folla dai mille colori, rendendo i capi di chiunque bianchi, quasi a volerli purificare da un anno trascorso con tutte le sue gioie ma anche i suoi dolori.

All'interno del Jinja, una schiera infinita di stand tracciava il naturale percorso ora in salita, ora in discesa d'un architettura del luogo che in assoluto non vuole togliere spazio alle leggi della natura dapprima insediatasi.
I profumi di pietanze tipiche allettavano la gola di chiunque, ed io ho affondato le mie fauci sui deliziosi Takoyaki (una sorta di polpette di polpo, assai gustose seppur bollenti!).

Se c'è una cosa che mi è rimasta impressa di quei luoghi visitati, oltre alla bellezza dei posti, sicuramente la bontà dell'arte culinaria, prelibatezze capaci di commuovere l'animo del più affamato degli affamati, portate capaci d'esser tanto gentili e raffinate quanto abbondanti e mastodontiche; il tutto secondo l'inconfondibile arte giapponese della bellezza estetica non priva di contenuto, dunque "uova di pasqua già aperte" sotto molti punti di vista!
Non dimenticherò mai ad esempio la sera in cui a Kobe, in un ristorantino nel lungo mare, approfittando del menù libero (al costo di una discreta cifra si può mangiare di tutto, a pattoo che si prenoti prima), dopo aver esortato i camerieri poichè non avevo prenotato, e dopo aver accettato dunque la condizione di rimanerci solo per 1 ora e 5 minuti, nell'arco di 30 minuti esatti divorai la bellezza di 46 Sushi, creando il panico del cuoco e l'imbarazzo del personale di sala, sempre così attento alla rigorosa etichetta dell'apparenza!
Bhè, ad esser sincero dopo il trentesimo sushi, non è che stessi impazzendo dalla voglia di fare un secondo round, ma la mia era guerra aperta, e quell'ora e 5 minuti proprio non mi era andata giù! Insomma, alla fine, dopo aver pagato e ringraziato non mancando di fare i miei complimenti per la bontà di quanto assaggiato, dissi: "ja, mata ashta!" ("arrivederci a domani!"). Immaginatevi dunque la faccia delle cameriere, ignare del fatto che io invece l'indomani, alle prime luci dell'alba avrei mosso il mio passo presso un'altra città.

Il viaggio è stato assolutamente entusiasmante ed il fascino dei luoghi visitati hanno impresso nella mia coscienza la certezza di non aver sbagliato via quando, anni fa, indirizzai il mio cammino verso l'oriente, un tempo un sogno, oggi una realtà.
Concludo il mio piccolo racconto con una piccola esortazione: chiunque abbia dei sogni non tenti di realizzarli solo nel sonno; il mondo ci appartiene e non è un privilegio di pochi!
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10/01/2005 | 5199 letture | 0 commenti
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